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Per la Società di pediatria più a rischio sono i bambini
CAMBIAMENTO CLIMATICO
IN AUMENTO LE ALLERGIE

Negli ultimi quarant'anni, in tutto il mondo, si è registrato un aumento  (30%) delle malattie allergiche e respiratorie. L’OMS prevede che nel 2050 il 50% dell’intera popolazione mondiale sarà colpita da allergie, in particolare i bambini.
Sotto accusa l’innalzamento delle temperature medie, l’alterazione dei modelli meteorologici e l’intensificazione di eventi climatici estremi.
Il riscaldamento globale causa un anticipo della stagione pollinica in molte zone continentali - spiega il professor Michele  Miraglia del Giudice, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP)  - con conseguente aumento della concentrazione di biossido di carbonio (CO2) nell'atmosfera, gas in grado di stimolare una maggiore produzione di polline da parte di piante (Betulle e Ambrosia), maggiori responsabili di reazioni allergiche”.
E sono i bambini a pagare il prezzo più alto: “Maggiori concentrazioni di ozono nell'atmosfera - aggiunge il professor Gianluigi Marseglia, past-president di SIAIP   - possono aggravare malattie come rinite allergica, asma e dermatite atopica. Uno studio svedese sottolinea come l’esposizione a pollini già nei primi mesi di vita, addirittura nel periodo della gestazione, sia legata a una maggiore sensibilizzazione allergica e insorgenza di malattie respiratorie”.
Da una ricerca di “Save the Children” risulta che in Italia l’8,4% dei piccoli tra i 6 e i 7 anni soffre di asma correlata all’inquinamento. L’ 81,4% vive in regioni inquinate da polveri sottili, il 100% in Lombardia. Questi inquinanti penetrano profondamente negli apparati respiratori dei bambini con una infiammazione cronica che influenza il sistema immunitario e aumenta la suscettibilità alle allergie.
Secondo uno studio pubblicato da  “Allergy”, i livelli di CO2 atmosferica sono aumentati del 48% nell’epoca industriale. Le concentrazioni di polline di ambrosia, ad esempio, sono quadruplicate negli ultimi cinquant'anni e continueranno a crescere. Inoltre, la durata della stagione pollinica è aumentata mediamente di 20 giorni, esponendo milioni di persone a sintomi allergici più gravi e prolungati. Si stima che nei bambini sotto i 4 anni vi sia stato un incremento a livello globale  del 17% nei casi di asma correlati a questo fenomeno.
Non solo i pollini, ma anche le muffe rappresentano una minaccia per il nostro apparato respiratorio. L’aumento delle precipitazioni e delle inondazioni favorisce la proliferazione di Alternaria e Cladosporium, note per il loro potere di scatenante allergie respiratorie e attacchi d’asma. La sensibilizzazione a questi allergeni è aumentata negli ultimi quaranta anni del 30%.
Inoltre, la scarsa qualità dell’aria indoor, che si respita in ambienti chiusi, aggravata da edifici non adeguatamente ventilati e costruiti con materiali inquinanti, contribuisce alla diffusione della Sick Building Syndrome (SBS), un insieme di sintomi allergici e respiratori.
Un altro studio, pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, ha dimostrato che nei centri urbani con alti livelli di inquinamento, l’asma infantile è addirittura superiore del 40% rispetto alle aree rurali. La combinazione di allergeni e inquinanti rende le città un ambiente particolarmente ostile per chi soffre di malattie allergiche e respiratorie.
Per contrastare questa situazione è essenziale intervenire con  un approccio globale.
Da tempo la SIAIP avverte, con un suo Manifesto, l’importanza di sviluppare programmi congiunti, a livello nazionale e internazionale, degli istituti di ricerca per studiare e monitorare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle malattie respiratorie, soprattutto nei bambini.
Ecco le 8 regole del Manifesto, redatto dagli specialisti:
1. Controllo dell’inquinamento con riduzione delle emissioni urbane (gas serra) per migliorare la qualità dell’aria che si respira;
2. Rafforzamento delle strategie di sanità pubblica con misure che migliorano la ventilazione e che controllano l’umidità;
3. Eliminazione di fonti inquinanti gli ambienti indoor (fumo di sigaretta, anche elettronica, polveri di amianto, muffe, acari, ecc.).
4. Progettazione urbana sostenibile, con l'aumento delle aree verdi e interventi mirati a migliorare la qualità degli edifici;
5. Monitoraggio pollinico, creando sistemi di allerta immediata e informazioni corrette alla popolazione;
6 . Diffusione di notizie sugli allergeni presenti nell’ambiente;
7. Sviluppo di nuove terapie per migliorare la gestione delle malattie respiratorie;
8. Collaborazione internazionale per studiare gli effetti del cambiamento climatico.
Giancarlo Sansoni

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